Qualche giorno fa dovevo recarmi da una congregazione per un accompagnamento e sentivo dentro di me tante resistenze: gli incontri precedenti non erano stati facili, percepivo una difficoltà a mettersi in gioco, a spostarsi da ciò che ‘si era sempre fatto’.
Quando sono arrivata e abbiamo cominciato a lavorare insieme, ho trovato un gruppo completamente diverso: affaticato e provato per alcune vicende interne, ma consapevole della necessità di fare un cammino partecipativo per una comunità più generativa e leggera. Sì, molte di loro hanno usato questa espressione: leggerezza. Accostando la leggerezza a libertà, a autenticità. Ho trovato un gruppo aperto, disponibile.
Mi hanno sorpresa, mi hanno stupita e meravigliata. Ho imparato che non tutto dipende dalle nostre capacità di accompagnare e che, come facilitatrici, siamo solo strumenti e canali di un percorso che la persona umana può compiere solo nella sua autonomia sacra. Sacra perché la persona è un mistero e la vita è sempre movimento.
Il gruppo è un essere vivente che, come il nostro corpo, cambia, si muove, pensa, agisce e sente. Non è mai uguale al momento prima.
L’umano è uno dei materiali più malleabili e flessibili. Ed è sempre in movimento anche quando pensa di essere fermo. Quanto speranza in questa assunzione. Si può sempre cambiare!
Per me, apprendere questo, mi fa amare ancora di più la facilitazione e l’accompagnamento delle persone, singole e in gruppo.