La parola società deriva dal latino socius, che contiene la radice sanscrita sak, da cui sacate, cioè coluə che segue, accompagna.
Quindi la società è l’insieme di coloro che si accompagnano. Non sempre questo gesto interno e sociale di accompagnare ci viene naturale; abbiamo bisogno di apprenderlo, di includerlo nel nostro sviluppo di persone.
Con questa riflessione vorrei sottolineare il fondamento dell’ ‘accompagnare’ nella nostra quotidianità e, di come esso, sia strettamente legato al prendersi cura, come aspetto che è necessario nutrire nel nostro tempo storico, per noi stessə e per gli altrə.
Prendersi cura dei nostri bisogni e desideri; prendersi cura dell’altrə: siamo relazione ancora prima di nascere. I due momenti, interno e sociale, non sono una dualità ma una circolarità che si nutre mutuamente, nel riconoscimento di confini importanti tra io, noi, glə altrə.
Il prendersi cura è l’unico modo per costruire una società armonica e in pace.
Accompagnare la vita è la predisposizione dell’anima che dice rispetto, silenzio, sosta, vicinanza. Dice non invasione, sostegno, accoglienza, attesa, comunione. Ma può anche dire, in alcuni momenti, tensione e conflitto. Accompagnare non è sempre un cammino in discesa. Spesso ci invita a fare i conti con la frustrazione, il dolore, la paura, la rabbia. Insomma, con le nostre emozioni e i sentimenti che ne scaturiscono.
Abbiamo bisogno di accompagnare ed essere accompagnatə. È il fondamento della società.
L’associazione spagnola Ruaj, che forma all’accompagnamento spirituale nella vita quotidiana, sintetizza la sua visione con questa espressione, da cui prende il titolo questa riflessione: “Accogliere la Vita, accompagnando la vita”.
Qui c’è un invito ancora più ambizioso: per accompagnare la vita che scorre nella quotidianità, devo prima riconoscere che siamo tuttə dentro un movimento di Vita più ampia: siamo tuttə figliə del Mistero. Accogliere questo Mistero, come cifra dell’esistenza (umana e non solo, direi cosmica), ci mette in una posizione di grande umiltà. La Vita non si controlla, si accoglie; si riconosce la sua sapienza, la sua mistagogia. Nostro compito è mettersi nella condizione interiore per essere sensibili ai movimenti, ai sussurri di questa Vita; per noi e per gli altri.
Pertanto, accompagnare la vita, dopo aver accolto la Vita, è aiutare coloro che non riescono da sole a rendersi consapevoli di questi ruscelli di Vita, di Mistero che le abita; a rendersi consapevoli di ciò che accade loro dentro; diventare sensibili per comprendere gli inviti e il messaggio che la Vita porta a quella persona in quel momento.