Ero a un incontro di comunicatori e comunicatrici per la vita religiosa, persone come me che si occupano di comunicazione istituzionale, e ho chiesto: ‘come programmate i vostri contenuti sui social media?’ Mi hanno guardato sconsolati e hanno risposto quasi in coro ‘Ma non abbiamo tempo di fare programmazione!’
Li capisco, perché viviamo in un contesto di iper-informazione e il flusso di dati e informazioni è talmente grande e veloce che, noi esseri umani, non siamo in grado di processarli ed elaborarli.
Quindi anche il lavoro di chi dovrebbe prendersi cura di selezionare contenuti e fare la differenza sulle reti social, si fa prendere da questo fiume impetuoso e non riesce a governarlo.
In un contesto di iper-informazioni è ancora più esigente il ruolo di selezionare pochi ma ottimi contenuti e presentarli in modo che possano rompere il muro dell’invisibilità e degli algoritmi.
Ho posto loro un’altra domanda: cosa fate quando dovete partire?
Domanda facile. A chi non piace viaggiare? Hanno risposto dicendo che scelgono la località, comprano biglietti di viaggio e prenotano alloggi, si informano sulla meta. In sintesi, fanno programmazione: adottano dei criteri (scelta del luogo, del tipo di viaggio e della compagnia), fanno delle scelte e programmano il cammino per arrivare al loro obiettivo.
Proviamo a fare tutto questo nell’ambito della comunicazione sociale e digitale.
Ho proposto di redigere un Piano editoriale: un foglio, dove nella riga orizzontale di intestazione metto, per ogni colonna, tutti gli spazi e le piattaforme digitali che gestisco (website, facebook, whatsapp broadcast…), nella colonna verticale le date del mese, se voglio un Piano mensile.
Il mese precedente mi prendo un tempo per pianificare le pubblicazioni del mese successivo inserendo che tipo di testi, foto, video, link o altro desidero pubblicare nelle caselle di incrocio della data con la piattaforma. Non posso pubblicare lo stesso contenuto in ogni spazio, perché il linguaggio e l’audience sono diversi.
Questo è un approccio che mi fa fare un salto da un approccio improvvisato di gestione della comunicazione istituzionale, a una visione più professionale, meno personalistica e più basata sul lavoro di squadra.
A cosa serve un piano editoriale? Alcune idee, chi lo usa può aggiungere la sua esperienza:
- A pianificare così da non correre dietro alle notizie e preparare i contenuti per tempo
- A misurare i risultati delle mie scelte editoriali: quali contenuti si leggono di più? In quale lingua? A che ora del giorno?
- All’inizio ci vuole buona volontà e pazienza nel redigere il piano editoriale, ma una volta entrati nella dinamica, tocchiamo con mano la riduzione dello stress e il miglioramento della qualità della nostra comunicazione.
Cosa aspetti?
Per info: patrizia.morgante@gmail.com