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Voci dal Giubileo della Comunicazione

Siamo nel pieno del Giubileo della speranza e il primo evento, dopo l’apertura delle diverse porte giubilari, è stato dedicato alla Comunicazione: 22-24 gennaio.

Credo che la prima motivazione sia il fatto che il 24 gennaio si celebra San Francesco di Sales, patrono del giornalismo. Giorno in cui Papa Francesco pubblica il suo messaggio annuale per la Giornata delle Comunicazioni sociali. Ma non è la sola ragione, a mio modo di vedere.

Il Vaticano, e la Chiesa cattolica in generale, hanno sempre riconosciuto il compito cruciale che i mezzi della comunicazione prima, le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione oggi, giocano per il suo ruolo nel mondo, di evangelizzazione ma anche politico.

Alcuni esempi che tutt* conosciamo:

  • Il primo libro stampato e con il numero più alto di copie è la Bibbia
  • Il primo documento del Vaticano è stato Intermirifica
  • Il Dicastero, oggi, più grande è quello della Comunicazione (nato dall’unione di 9 entità prima separate)

È notevole anche l’impegno della Chiesa nel sollevare domande etiche sull’impiego dell’Intelligenza artificiale in generale e quella generativa in particolare: il documento ‘Rome Call for AI Ethics’ è datato 2021, frutto dell’evento RenAIssance promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita.

Ma non divaghiamo. Desidero tornare al Giubileo della Comunicazione.

Il 9 febbraio ho promosso una live con alcune persone che hanno partecipato agli eventi del Giubileo, così come al Seminario per Professionisti della Comunicazione, promosso dall’Università Santa Croce, che si è svolto a Roma i giorni precedenti gli eventi in Vaticano.

Viviamo una grande sfiducia nell’informazione mainstream: nonostante siamo sommersi da dati e informazioni, ci abita una certa sfiducia sulla qualità del mondo dell’informazione. Chi meglio di religiose e religiosi possono avere informazioni e storie a portata di mano da raccontare e condividere?

Ecco le sfide messe in rilievo da loro durante la live:

  • Rafforzare la comunicazione interna: assicurare la circolazione delle informazioni all’interno dell’organizzazione per nutrire la corresponsabilità, la fedeltà alla missione e all’identità corporativa. Questo richiede tempo, risorse umane e finanziarie, intenzionalità. Ogni membro è portavoce dell’identità corporativa dell’organizzazione e della congregazione.
  • Come stare nella cultura digitale: non si tratta più di scegliere se stare o meno nel digitale, ma decidere come starci. Uno di questi è saper mostrare anche le nostre debolezze, non aver paura di ammettere le fragilità.
  • Riconoscere che la comunicazione è una missione nella Vita religiosa: fare in modo che ogni membro si senta parte di un corpo. Imparare insieme a esprimersi nel mondo digitale con il giusto linguaggio e modalità.
  • Come fare hopetelling: ci sono tante storie che le religiose potrebbero raccontare perché sono presenti ovunque. Sono portatrici di storie, lingue e culture diverse. Talvolta però queste storie sono invisibili perché le religiose hanno timore a raccontarle e raccontarsi. Sarebbe bello dire “Noi siamo in questo posto e facciamo questo per portare speranza.” Portano speranza in luoghi dove, talvolta, è proprio difficile intuirla e vederla. E loro ci sono.
  • Formarsi alla comunicazione: pochi sono gli istituti che inseriscono la cultura digitale nella formazione iniziale e permanente. Non può essere lasciata all’iniziativa della singola persona di procurarsi una formazione appropriata per vivere il mondo digitale con sapienza.

Quindi, sorelle non abbiate paura di raccontare la speranza e la bellezza della vostra missione. Abbracciate con amore i vostri timori e paure e condividete.

Mostra Comunicare la Speranza. Un’altra informazione è possibile

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