Viviamo in una società complessa e in rapidissimo cambiamento: questo ci spinge ad acquisire nuove competenze o ad attualizzare quelle già in nostro possesso.
Come molte cose nella vita, questa situazione ha più facce che convivono tra di loro: è molto stimolante vivere in una dinamica di continuo apprendimento; ma può anche diventare molto competitivo, spingendo la nostra persona a una corsa stressante ad imparare tutto.
Conoscere e saper fare tutto non dovrebbe essere un obiettivo, neanche nella formazione permanente: saper riconoscere la nostra vulnerabilità intellettuale e operativa ci aiuta a chiedere aiuto alle altre, ci fa vivere concretamente quell’interconnessione relazionale che è iscritta nel nostro essere.
Nella formazione ci vuole umiltà, nel senso di essere radicate e connesse all’humus, al terreno di ciò che siamo, conosciamo, sappiamo fare. Questo ci rende consapevoli delle nostre risorse e dei nostri limiti. È molto più rassicurante che voler fare e sapere tutto, in modo quasi consumistico.
La conoscenza non è consumare informazioni; è una relazione erotica, nel senso d’amore e passione, con la vita, con il sapere.
Allo scopo della formazione continua sono nate applicazioni e piattaforme digitali che offrono corsi e tutorial a prezzi molto accessibili, per imparare nuove ‘skills’ in qualsiasi campo.
Mi riferisco a Domestika, Udemi e altri. Queste aziende insegnano anche diversi hobby, non sono orientate solo al business e alle competenze professionali.
Io sono una consumatrice assidua di queste piattaforme. Sono anche una consumatrice sobria, nel senso che il breve corso o il tutorial mi aiuta ad andare dritta al punto della competenza o abilità che voglio apprendere, ma sono consapevole che parlare di formazione è qualcosa di molto più articolato e integrato.
Queste piattaforme ci fanno sentire onnipotenti e alimentano il nostro individualismo. Ci fanno pensare di poter apprendere tutto perché tutto è alla nostra portata (basta avere uno smartphone), e che formarci sia solo saper fare.
Per me la formazione è una cosa seria ma non pesante; non può essere disgiunta dal saper essere e sapersi trasformare integralmente.
La formazione è un’esperienza olistica, totalizzante.
Continuiamo a fare corsi/tutorial, ma ritagliamoci spazi per nutrire una cultura della formazione profonda, quella che ci cambia nel fare e nell’essere; che ci rende, appunto, una forma diversa.